Era iniziata così, in sordina, senza fare troppo rumore, con una locandina. E come per le locandine e cartoline di propaganda nazifasciste, tra cinquant'anni si riderà anche di questa.
Come può, alla luce di questo, il cittadino ucraino scegliere la via europea?
La bandiera dell'Unione Europea che sventola appena sopra quella arcobaleno accanto a un sorridente Adolf Hitler che stringe le mani di giocosi bimbi? E due uomini innamorati che si scambiano un bacio? Non è qualcosa di ributtante? E i giovani che si drogano? Il diavolo, senza ombra di dubbio, è il suo quello zoccolo granitico che cerca di colpire quanti più ucraini per portarli dalla parte sbagliata. Avete notato anche il grande tocco comunicativo dell'utilizzo del colore blu, un colore freddo?
Quasi quasi mi ha convinto.
Voglio dire, dall'altra parte ci sono i tre guerrieri russi (Ilja Murometz con i compagni di merende di cui non ricorderò ne riuscirò mai a scrivere i nomi), e Yuri Gagarin, il primo uomo nello spazio e la famigghia e il monumento carroarmato. Come si fa a non farsi rapire dall'angioletto in tinta rossa? Come?
Come si fa a non arrabbiarsi davanti a tanta ipocrisia? Come si fa a fingere che la Russia non sia il principale consumatore e produttore di Krokodil, una sostanza che ha fatto perdere braccia e gambe a un sacco di sbandati? E con perdere braccia e gambe intendo letteralmente. Come si fa a fingere che a occidente non ci siano Armstrong, Collins e Aldrin? Come si fa a non vedere come si stia schiacciando una popolazione che non può neanche più pensare la parola "gay" se non vuole venire bastonata a morte (nel migliore dei casi)?
Gli ucraini non sono stupidi. Non bastano quattro immagini per convincere una popolazione nel 2014, a meno che questa popolazione non viva in un'isolotto 4x4 e non abbia idea di cosa sia una lampadina. Chiunque si rende conto di quanto sia paraculosa questa locandina. Chiunque. Anche i ciechi. Ma questo è solo il punto di partenza.
Perché è iniziata con quest'immagine, perché l'Ucraina deve restare con la Russia.
Ma è continuata così:
E non è Battle of Nations, ma una protezione vale come un'altra, meglio una in più che una in meno, sia uno scolapasta
o una pentola
Ma ancora non c'era niente. Ancora non si era arrivati a questo.
A far sventolare una bandiera coi colori di cielo e sole su uno sfondo nero fumo.
A impugnare le armi.
Qualunque arma.
Tra le fiamme e la cenere.
E non dimentichiamo lui e tantomeno il suo nome.
Dmytro Bulatov |
Perché questa non è solo la sua battaglia, ma è la battaglia di tanti.
E qualcuno ci ha provato a limitare le violenze, perché alla fine dei conti ci si fa male da entrambi i lati della barricata.
Ma sono successe cose che non sarebbero dovute accadere, come queste:
E i cecchini che sparano sui medici:
E sparano al cuore, al collo e ai polmoni.
A 1:33, la dottoressa Olga Bogolomets racconta.
E poi accadono cose come queste:
Yulia Tymoschenko è stata scarcerata e ha potuto parlare ai suoi connazionali. Yanukovich ha tentato la fuga dall'amico russo, ma non gli è riuscita tanto bene.
Forse hanno iniziato a soffiare nuovi venti.
Nel cuore la foto di Yulia Tymoschenko. |
Nessun commento:
Posta un commento