lunedì 23 settembre 2013

Neuromante - William Gibson

Il cielo sopra il porto aveva il colore della televisione sintonizzata su un canale morto. 

--Non è com'ero abituato.--Case lo sentì dire da qualcuno, mentre si faceva largo tra la calca, a gomitate, per infilarsi nella porta dello Chat.--É come se all'improvviso il mio corpo fosse affamato di droga.--Era la voce dello Sprawl, una delle espressioni più tipiche. Il Chatsubo era un bar per espatriati professionisti: potevate berci per un'intera settimana senza mai sentire due sole parole in giapponese.

Ratz si stava occupando del bar; il suo braccio meccanico si muoveva con scatti automatici sempre uguali mentre riempiva alla spina un vassoio di bicchieri di Kirin. Vide Case e sorrise. I suoi denti erano un mosaico di acciaio dell'Europa orientale e di carie marrone. Case trovò un posto al banco, fra l'improbabile abbronzatura di una delle puttane di Lonny Zone e la fresca uniforme della marina di un alto africano, i cui zigomi erano una successione bene ordinata di crinali formati da cicatrici tribali.--Wage è stato qui sul presto con due scagnozzi--l'informò Ratz, riempiendo alla spina un bicchiere di Kirin e spingendolo verso di lui attraverso il banco.--Forse qualche affare con te, Case?

Case scrollò le spalle. La ragazza alla sua destra ridacchiò e gli diede di gomito.
William Gibson - Neuromante (1984)

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