domenica 3 novembre 2013

Il cervello di Einstein

Il cervello di uno dei più grandi fisici finora esistiti sulla faccia del pianeta nasconde un segreto. Era naturale, una tale elasticità di pensiero e capacità di osservare il mondo con occhio critico e diverso dalla massa doveva dipendere da qualcosa. A 58 anni dalla morte del fisico, sappiamo perché Albert Einstein è stato custode di una tanto vivace intelligenza.

Albert Einstein nel 1921


Ma andiamo con ordine.

Il grande fisico aveva espresso più volte il desiderio di usare il proprio corpo in nome della scienza; così, alla sua morte, nel 1955, Thomas Stoltz Harvey, il medicò che effettuò l'autopsia, estrasse il cervello; lo pesò (1230 g) e misurò; infine lo immerse in una soluzione di formalina al 10%.

Il medico, una volta ottenuto il permesso di Hans Albert Einstein, fotografò il cervello del fisico intero e infine lo sezionò in 240 parti, senza dimenticare di segnare una mappa delle parti conservate.
I campioni istologici creati dai blocchi furono inviati a studiosi e ricercatori che, nell'arco degli anni, effettuarono numerose pubblicazioni, tutte a partire dal cervello del padre della relatività.

Sebbene i risultati non vennero mai resi pubblici, nel 1988 venne anche eseguito il test del DNA da Charles Boyd, ma il materiale genetico estratto da uno dei 240 blocchi di celloidina risultò essere completamente denaturato, quindi inservibile.

A Princeton, città in cui il fisico è deceduto, sono conservati 180 dei 240 blocchi di celloidina, nello University Medical Centre, mentre i vetrini (circa 567) sono conservati al National Museum of Health and Medicine della stessa città. Altri blocchi si trovano in Canada, Giappone, Argentina e in altri stati degli USA, mentre le porzioni restanti dopo il prelievo dei 240 campioni non si sa dove siano.

Mappa delle 240 sezioni
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Mappa delle 240 sezioni
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Mappa delle 240 sezioni
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Mappa delle 240 sezioni
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Mappa delle 240 sezioni

Nel 2010, ben quattordici fotografie in alta risoluzione del cervello di Einstein vennero alla luce. Scattate da Thomas S. Harvey prima della dissezione, nel 1955; le fotografie ritraevano la superficie esterna della corteccia cerebrale, la superficie mediale di entrambi gli emisferi e (dopo la dissezione dell'opercolo sovrastante) l'insula dell'emisfero destro, tutto da diverse angolazioni.
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Porzione dorsale con etichette originali.
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Superficie laterale sinistra
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Superficie laterale destra
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Visione frontale
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Superfici mediali sinistra e destra.
Questa, probabilmente, è stata una delle foto più importanti. Attraverso queste immagini è stato infatti possibile studiare il corpo calloso, la base che unisce i due emisferi e che ne permette la comunicazione.
Ma le peculiarità non finiscono qui. Il cervello di Einstein ha palesato uno straordinario numero di giri e volute, la stessa morfologia di alcune zone della corteccia cerebrale, paragonata con altri 85 cervelli umani "normali" ha mostrato differenze riguardo il pattern dei solchi.
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Dettaglio del corpo calloso.
io9.com
Lo studio di Weiwei Men - dell' East China Normal University’s Department of Physics - prevedeva la misurazione della densità e la disposizione delle fibre del corpo calloso del fisico con una nuova tecnica. Il corpo calloso è un grosso fascio di fibre nervose che permette la connessione dei due emisferi.

io9.com

Lo spessore di queste suddivisioni indicano il numero di nervi che attraversano il corpo calloso e mettono in comunicazione l'emisfero destro con quello sinistro, migliorando quindi la comunicazione dei due.

In pratica, il motivo per cui Einstein era più intelligente di noi, risiede nella fantastica morfologia del suo cervello. Era grande, pieno di pieghe e giri, aveva delle parti più sviluppate, e i due emisferi comunicavano tra loro in un modo che non possiamo immaginare.

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